AGLIANICO

IL “VITIGNO” Aglianico

Le origini di questo vitigno del Sud Italia sono molto antiche visto che Plinio ne parla come uva “autoctona“ per la lunga permanenza e la perfetta acclimatazione al terroir del litorale e dell’entroterra della Campania. E’ certo che questa uva è stata importata dai coloni Greci provenienti dalla Tessaglia che nell’ VIII secolo a.c. fondarono le loro colonie a Ischia e a Cuma e poi in molte parti del Sud Italia dove questo vitigno coltivato, incrociato e variamente selezionato fece sì che la sua famiglia si suddividesse in un gran numero di biotipi e sottovarietà. Anche le origini del nome di questa uva si perdono nei secoli: Il nome Aglianico che identifica definitivamente questa varietà di uva, appare solo dalla metà del Cinquecento essendo fino a quel momento usati vari nomi nelle varie zone, eccezion fatta per il nome Falerno usato in Campania in riferimento all’antica permanenza nella regione. L’ ampia diffusione di questo vitigno in tutto il Sud prima della fillossera, alla fine del XIX secolo, è testimoniata anche dai numerosi sinonimi nati nelle varie regioni dove venne coltivato, in particolare Campania, Basilicata, Puglia e Molise dove oggi le principali Doc e Docg di riferimento sono: Aglianico del Vulture, Taurasi, Sannio Aglianico, Molise Aglianico e Castel del Monte Aglianico.

IL “VINO” Aglianico

In condizioni ottimali le uve raggiungono un elevato tenore zuccherino, conservano una forte acidità e una importante struttura tannica. In vino che se ne ricava è quindi adatto anche a lungo invecchiamento e migliora molto con l’affinamento in botte che ne stempera il carattere austero donandogli una certa eleganza e complessità. In particolare l’utilizzo della Barrique, soprattutto in Campania, rende il vino più morbido e vellutato in tempi più brevi.